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Un film gi visto

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Prima di essere precipitati nel tempo

o, se vi piace, prima che cantasse il gallo,

io e mio padre, l’uno dell’altro all’insaputa,

ci infilammo di soppiatto senza fiato

dentro un cinema dove era iniziato

un film vietato ai minori di ogni età.

 

Durante l’intervallo, l’uno dell’altro

all’insaputa ci avvedemmo, ma fino alla fine

ugualmente vi assistemmo, perché all’uscita,

ignorandolo entrambi, l’uno vide l’altro

allontanarsi di soppiatto dalla sala.

 

Il resto è un silenzio noto (se si ignora

la stridula adunata del gallo caporale),

un classico fin troppo banale

da circostanziare.

 

Un film già visto da ambedue

due non se lo possono raccontare.


 pietromenditto - 21/01/2012 16:43:00 [ leggi altri commenti di pietromenditto » ]

Grazie a tutti per i lusinghieri apprezzamenti.

 Nando - 21/01/2012 10:11:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

I precedenti commenti, in particolare quello di Franca Alaimo, mi hanno aiutato a leggere il testo; tuttavia, al di là degli aspetti propriamente formali, già giustamente e validamente riconosciuti, della tua poesia mi sfugge qualcosa, forse un’altra possibile lettura interpretativa cui non è estraneo il richiamno al "gsllo che canta". Cercherò di rifletterci ancora per capire se potrebbe esserci
dell’altro oltre il rapporto padri-figli?
Comunque un tratto autorale che non smentisce la propria caratura poetica.

 Sara Dimatera - 20/01/2012 15:14:00 [ leggi altri commenti di Sara Dimatera » ]

Purtroppo o per fortuna (questo non l’ho capito ancora) i silenzi sono delle grandi costanti nei rapporti genitori-figli.
Nelle sue poesie sono presenti sempre spunti di acute riflessioni.
Con stima
Sara

 Lorenzo Mullon - 20/01/2012 12:27:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Molto vera, nel rapporto genitori figli, come in qualsiasi rapporto di potere, ognuno si deve far carico dei propri mostri

 Franca Alaimo - 20/01/2012 11:36:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Al di là dell’episodio, raccontato con quell’eleganza formale propria a tutti i testi poetici di Pietro, viene fuori la constatzione che nel dialogo fra padri e figli restano zone d’ombra, legate a quel qualcosa di torbido che ci abita dentro, inconfessabile, a quell’impulso dei sensi che i ruoli cercano di mettere a tacere e che taciamo anche a noi stessi Ma il gallo canta per tradire entrambi, per fugare quella zona d’oscurità, perché la notizia reciproca l’hanno appresa entrambi, ma devono far finta di non saperla per essere ancora padre e figlio.

 Alessandro Mariani - 20/01/2012 11:08:00 [ leggi altri commenti di Alessandro Mariani » ]

Anch’io ho apprezzato molto. Volevo solo farle un’osservazione sulla calma semplice, con impennate geniali, della forma. Ho sentito, recitandola, il tono e, dandole un’occhiata più a fondo, ho notato come lei spesso non usi parole desuete, ma cerchi di dare una quotidianità colloquiale alla sua poesia.

 Fiammetta - 20/01/2012 10:10:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta » ]

Assolutamente coinvolgente.

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